Pussy Riot: attacchi di panico e blockchain

La criptovaluta viaggia come un treno e di anno in anno sta aprendo un sacco di possibilità creative, decentralizzando e spostando il potere nelle mani delle persone. 

Le donne in particolare, avendo compreso in pieno il potenziale della moneta virtuale lo sfruttano, più di chiunque altro, a proprio vantaggio: utilizzando la tecnologia blockchain – in particolare i token non fungibili (NFT) – per raggiungere una redistribuzione della ricchezza all’interno della comunità. Il collettivo artistico Pussy Riot si è unito al movimento NFT con la vendita del loro video Terrestrial Paradise. Le Pussy Riot, gruppo musicale di performance artda anni punto fermo nella scena dell’attivismo femminista, adoperano il ricavato per finanziare i rifugi per le donne in Russia, dove il gruppo risiede. Questo lavoro, messo in atto dal collettivo, è profondamente influenzato, soprattutto in tempi recenti, dalle esperienze personali della fondatrice Nadya Tolokonnikova nei campi di lavoro e dal trauma che ha subito: aver trasformato quelle esperienze in un’opera d’arte che supporta le donne bisognose di un riparo è davvero un’impresa perfetta di allineamento tra criptovaluta e attivismo creativo. Il video, intitolato “Terrestrial Paradise” che comprende quattro frammenti video rappresentanti attacchi di panico, ritrae prima un mondo utopico e kawaii (aka “grazioso”, “carino”) dove l’uomo è ancora in pace e in armonia con l’ambiente, per poi trascendere in regni più oscuri e distopici, sempre più vicini alla realtà che ad oggi viviamo. Si parte con un ologramma di Nadya Tolokonnikova, che al termine di un percorso fittizio finisce in una terra desolata digitale insieme a molti dei suoi cloni massacrati. 

Terrestrial Paradise è stato venduto al collezionista d’arte iraniano Amir Soleymani, il quale ha dichiarato che l’acquisto era un’espressione del suo sostegno, sia per gli NFT che per le Pussy Riot.

Pussy Riot – PANIC ATTACK (Official Music Video) 

L’ologramma di Nadya delle Pussy Riot, catturato con 106 telecamere, attraversa una storia distopica con i suoi cloni massacrati, un deserto tossico e una lotta finale sulle rovine di una chiesa.Nadya Tolokonnikova: « Dopo aver scontato 2 anni in un campo di lavoro, sto ancora lottando con problemi di salute mentale. Il trauma, la paura e l’insicurezza non vanno mai via del tutto, causando episodi di depressione e profonda ansia. "PANIC ATTACK" è nato come risultato del mio fissare il muro per 24 ore nel mezzo della pandemia, sentendomi al 100% impotente. Stavo cercando di scrivere qualcosa di edificante per incoraggiare le persone a superare i momenti difficili. Ma stavo solo fallendo e fallendo. Magicamente, nel momento in cui mi sono permessa di essere onesta e di scrivere della disperazione che stavo vivendo, ho scritto il brano in circa mezz’ora. La depressione è una piaga del 21° secolo, e mi dice che c’è qualcosa di rotto nel modo in cui ci trattiamo l’un l’altro. Il video "PANIC ATTACK" riflette sull’oggettivazione degli esseri umani, la solitudine, la disconnessione dall’ambiente, e ci rende infelici. E siamo noi che l’abbiamo causato con le nostre stesse mani – ecco perché alla fine del video sto combattendo con il mio stesso clone. »

© Pussy Riot, PANIC ATTACK

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