Arte e resistenza in periodi turbolenti
Gli artisti vogliono che l’arte continui a prosperare.
Peaceniks parla delle difficoltà che affronta il mondo dell’arte in periodi turbolenti.
Il 3 febbraio 2022 Sapan (Rete di azione per la pace in Asia meridionale), ha organizzato il suo evento mensile online Peaceniks sulle iniziative di pace sul tema artistico "Resistere insieme: l’arte e l’artista nell’Asia meridionale".
Le parole del drammaturgo tedesco Bertolt Brecht « Nei tempi bui ci sarà anche il canto? Sì, ci sarà il canto sui tempi bui » echeggiano dagli artisti che hanno sottolineato la necessità di far sentire la voce anche durante i periodi turbolenti.
Vishnu and Laxmi, mostra MITHILA COSMOS: THE CYCLES OF TIME di S.C. Suman (Siddhartha Art gallery) |
Il dibattito di apertura ha evidenziato come i disordini politici e la violenza abbiano catalizzato la creatività, con molti artisti che si attivano in risposta alle sfide. I membri fondatori di Sapan, Lalita Ramdas e l’ex capo della Marina indiana ammiraglio L. Ramdas, hanno chiesto l’esenzione dal visto per l’Asia meridionale, in relazione al visto concesso a Sika Khanper per viaggiare in Pakistan e incontrare la sua famiglia dalla quale era lontano da 74 anni.
L’evento online è stato moderato da Lahore, dall’economista e appassionato di poesia Fahd Ali.
“C’è un artista in ognuno di noi”, ha affermato l’attivista per i diritti umani Kavita Srivastava.
Sempre a Lahore, l’educatrice Salima Hashmi, figlia del poeta Faiz Ahmad Faiz, ha presentato una vasta gamma di opere di vari artisti, dimostrando come l’arte non riguarda un prodotto, ma il coinvolgimento e la critica a dove viviamo e cosa possiamo fare.
Il suo suggestivo dipinto Poem for Zainab è emerso in risposta a un terribile caso di violenza domestica negli anno ‘90, in cui una donna è stata violentata nel modo più indescrivibile possibile dal marito chierico.
La presentazione di Hashmi include diverse fotografie di una mostra pubblica Hum Jo Tareek Rahon Main Mare Gaye ( Noi che siamo stati uccisi in vicoli bui) dell’Awami Arts Collective (fondato da artisti e attivisti nel 2015, come reazione alla riduzione di spazi culturali dovuta alle misure di sicurezza nate dopo l’attacco in una scuola a Peshawar nello stesso anno).
Da Kathmandu l’intervento di Sangeeta Thapa, « apparteniamo a un’antica cultura, ma anche a nazioni nuove, e questo ha i suoi peculiari processi e sofferenze » dice, contestualizzando lo sviluppo della scena artistica in Nepal all’interno del panorama più ampio socio-politico.
La Direttrice della Siddharta Art Gallery, ha delineato il movimento all’interno delle arti in Nepal, inclusa la resistenza degli artisti durante il regime di Rana, la promozione delle arti e della cultura sotto il re Mahendra e il disincanto durante il mandato del re Birendra che catalizzava il dissenso nelle strade, la decennale insurrezione maoista in Nepal "un periodo di prove e tribolazioni e di grande dolore", ha anche segnato l’inizio di una nuova era di artivismo e collaborazione, ha detto riferendosi ad artisti come Manuj Babu Mishra, Durga Baral, Ragini Upadhyay, Jyoti Duwadi e Ashmina Ranjit, tra gli altri.
L’artista dello Sri Lanka Chandraguptha Thenuwara, direttore e fondatore dell’Accademia di Belle Arti di Vaibhavi e professore all’Università delle arti visive e dello spettacolo, ha parlato delle sfide nel suo paese. La guerra civile lunga 30 anni in Sri Lanka è fisicamente finita, ma molte questioni rimangono irrisolte e le domande rimangono senza risposta, ha affermato.
Gli anni ‘70, un periodo difficile in Sri Lanka, hanno segnato anche un nuovo inizio all’interno della scena artistica, distinto dai primi tempi in cui gli artisti lavoravano senza troppe interferenze. Fu dopo il 1978 che iniziarono le sanzioni sugli artisti e i divieti di canzoni, film e teatro. Tuttavia, le arti visive rimangono relativamente libere rispetto all’assalto ad altre forme d’arte, « i politici non visitano le gallerie d’arte ». Dopo il 1978 « o lodi il governo, o taci, o fai le tue cosiddette cose artistiche che sono arte per l’arte » ha detto Thenuwara.
L’artista e attivista culturale Lubna Marium da Dhaka ha parlato delle difficoltà di sopravvivere come artista "senza mai iscriversi a nessun partito politico o regime". Lubna Marium è impegnata in questa lotta da 50 anni in Bangladesh, dove dirige una delle più grandi compagnie di danza del paese.
Marium, una studiosa di sanscrito, è profondamente coinvolta nella ricerca e nella comprensione delle arti e dell’estetica, e fa parte di un Trust che gestisce Shodhona: A Center for Advancement of Southasian Culture. La sua presentazione intitolata "l'infra politica dell’arte come attivismo: oltre il binario di dominio e resistenza” ha cercato di distinguere tra resilienza e resistenza. Ha condiviso un esempio personale di se stessa come resiliente, mentre le espressioni di sua figlia sono più militanti-resistenti.
Il cantante T.M. Krishna di Chennai ha evidenziato il problema di concentrarsi solo sulla resistenza allo stato, spesso a scapito di dibattiti interni importanti e difficili. Esponente della rigorosa tradizione carnatica della musica classica indiana e intellettuale pubblico che si occupa regolarmente di questioni socio-culturali, ha sottolineato la necessità di introspezione e di porre domande difficili, « dobbiamo fare un passo indietro e guardare alla bruttezza nella società, che si tratti di casta, genere e altra etnia ».
« Sono le persone ai margini che pongono le domande difficili sulle strutture sociali e politiche perché la loro condizione rende difficile per loro rimanere in silenzio ». Nel frattempo, coloro che sono privilegiati, la classe media e le classi superiori, aiutano e favoriscono ogni forma di violenza nella società « mentre affrontiamo una delle più grandi sfide alla nostra costituzione e alla nostra moralità ».
Il legame tra arte e resilienza, nonchè resistenza, è stato evidenziato dall’attivista femminista e esponente del teatro e della danza Sheema Kermani, che si è unita alla sessione da Karachi. La semplice esecuzione di Bharatanatyam e Odissi classici in Pakistan è stato « un atto di sfida, un atto di resistenza, al tipo di soppressione di queste arti che abbiamo visto durante il regime Zia ul Haq’ ».
Quello fu un periodo in cui la danza classica fu bandita e molti ballerini lasciarono il paese « Sono stata l’unica che è rimasta perché pensavo che fosse il mio diritto umano fondamentale esibirmi » ha detto.
In solidarietà con la lotta afgana, l’evento mostra un video clip da una poesia di Ghani Khan, defunto poeta, filosofo e artista di spicco e figlio del rispettato attivista per la pace Abdul Ghaffar Khan. L’attivista e medico per i diritti umani, la dott.ssa Fauzia Beeba di Quetta, ha introdotto l’interpretazione musicale della cantante Sardar Alì Takkar.
La ricercatrice Pragya Narangha, ha cantato dei versi di Reidi Gul di Ghani Khan in pashto.
Per rendere omaggio all’artista, la collaborazione musicale tra Nusrat Fateh Ali Khan e AR Rahman, i giovani artisti pakistani hanno condiviso un video della loro interpretazione di Gurus of Peace, con Nauman Ali, Omer Hayat e Husinain Jamil Faridi del Progressive Students Collective.
Maari Thotho, Bejuco (liana) medicinal, 2018. Acrylic on primed paper (Siddhartha Art gallery) |
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