Artivismo in forme plastiche: le protezioni di vetro
L'artivismo sta diventando ogni giorno più rilevante e, a differenza del sistema capitalista, riconosce l'impegno degli attivisti creativi e degli artisti socialmente consapevoli.
L'artivismo è contro-egemonico e assume molteplici forme plastiche, collettive e umanitarie. L'arte racconta sempre una storia o molte storie e si anima in relazione allo spettatore; la questione è come e perché raccontiamo questa storia. È veramente incantevole, seducente e potente quando un artista riesce a sorprenderci a tal punto da costringerci quasi a rompere i nostri schemi e osservare tale storia da un punto di vista completamente nuovo. La lotta continua per una società più equa può essere dunque effettuata con l'artivismo, incoraggiando la partecipazione sociale nel mondo dell'arte, sensibilizzando l'individuo, solo e isolato in una società non-sociale, attraverso proposte plastiche cariche di ribellione non-violenta.
Questo è ciò che vediamo nelle installazioni di Silvia Levenson, oggetti e immagini che affermano ciò che di solito viene sentito o sussurrato, in uno spazio indicibile, spesso ridimensionato e situato tra ciò che possiamo vedere e ciò che sentiamo.
Il vetro tra vulnerabilità e assenza di protezione - Silvia Levenson
Originaria di Buenos Aires, Argentina, Silvia Levenson è emigrata in Italia nel 1981, durante le sparizioni della Guerra Sporca (in spagnolo Guerra sucia). Nel suo lavoro usa principalmente il vetro perché lo considera un elemento ambiguo. Il vetro, infatti, è un materiale che tutti conosciamo bene perché protegge e isola le nostre case, lo usiamo per conservare il cibo e le bevande, ma in qualche modo, sappiamo anche che è fragile, che può rompersi in migliaia di pezzi e farci male. Per l'artista, diventa il materiale ideale per mostrare l'ambiguità delle relazioni umane e per rivelare quelle cose che sono normalmente nascoste dietro le mille pieghe di ciò che chiamiamo realtà.
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Nelle sue opere, Silvia Levenson esplora una parte del mondo dell'infanzia che ha a che fare con la vulnerabilità e si interroga su quella parte di infanzia non protetta che popola il nostro pianeta, come ad esempio:
- i bambini indigeni ritrovati in una fossa comune dalla comunità di Kamloops Tk‘emlúpsemc (lett. "il popolo della confluenza" o Tk’emlúps te Secwépemc, abbreviato in TteS) della lingua Salish del popolo Secwépemc (o Shuswap) della Columbia Britannica.
- i neonati uccisi in Siria nei 10 anni di guerra, così come i bambini soldato arruolati in Medio Oriente.
- le bambine sposate per motivi economici, così come le ragazze indigene incinte a causa del "chineo", una pratica aberrante di iniziazione sessuale inflitta alle giovani indigene dell'Argentina da uomini non indigeni.
- i bambini e gli adolescenti che lavorano nelle miniere di cobalto in Congo, così come i bambini soldato arruolati in Africa.
In questi pezzi, i volti dei bambini sono dietro immagini di edifici fatti di vetro grezzo, rotto prima a martellate e successivamente dipinto, stabilendo una relazione tra il loro sguardo e l'assenza di protezione.
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Le opere di Silvia Levenson sono parte della mostra collettiva "ARTivism" in collaborazione con RoFa Projects (USA) e Pabellón 4 (Argentina) nell'ambito del programma di Art Focus Latin America, la prima associazione di gallerie d'arte delle Americhe, che riunisce il lavoro dei suoi artisti rappresentati: Cesar Martínez, Priscilla Monge, Silvia Levenson, Eugenio Merino, Avelino Sala, Davis Birks, Natalia Revilla, Ana De Orbegoso, Angel Poyón, Claudia Rodríguez, Alejandro Thorton, Selma Guisande e Pierre Valls.
La mostra sarà aperta al pubblico dall'8 aprile al 28 maggio 2022 nella sede principale della galleria Quetzalli.
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Correre ai ripari
di Paolo TognonSilvia Levenson. Catalogo della mostra (Sondrio).
Acutezza e ironia, scardinamento dei luoghi comuni, riflessioni e ricordi, ricerca di una nuova dimensione dell'esistenza, uniti ad una innata capacità visionaria e approfondita tecnica scultorea, sono elementi che contraddistinguono di unicità l'opera dell'artista argentina Silvia Levenson (Buenos Aires 1957).
Il volume dal titolo "Correre ai ripari", che accompagna l'omonima rassegna (Fondazione del Credito Valtellinese-Palazzo Sertoli e Museo di Palazzo Sassi, Sondrio, luglio-agosto 2001) ripercorre, a ritroso, l'attività di Silvia Levenson fin dai suoi esordi in Italia negli anni Novanta.
Il vetro è la materia principe, base portante della scrittura in cui l'artista riversa, ingloba e congela azioni, pensieri, ricordi: un materiale dalle continue possibilità di trasformazione, ma assai imprevedibile, che richiede una preparazione complessa, una manipolazione articolata e tempi tecnici sempre in balia dell'umprevedibilità nel suo risultato finale. Materiale trasparente, fragile, freddo, tagliente, ma nel contempo, duro e forte, con il quale Silvia struttura la propria ricerca su una sequenza di racconti, raggruppati per tematiche: l'infanzia, la funzione sociale del vestito, il ruolo della donna all'interno della famiglia e della società, il viaggio, il distacco, l'abbandono. Sono sculture e installazioni dalle forme semplici ma che, per un surreale effetto, producono sull'osservatore una sensazione di spaesamento. In esse Silvia riversa parte di se stessa, in una sorta di sospensione temporale tra il presente e il passato, fatta di ricordi e di aspettative di un tempo irrecuperabile; Sono racconti di angosce, di attese, di piccole crudeltà quotidiane, riflessioni sull'infanzia, la propria ma anche quella di tanti bambini, fatta di una apparente felicità contrassegnata da continui sforzi e difficoltà per adeguarsi alla realtà. Se poi, come l'artista stessa, si è stati costretti a lasciare la propria patria, la propria casa, le proprie radici per trovare riparo in un nuovo paese, un nuovo ambiente estraneo, è normale che la casetta di "Correre ai ripari" sia trasparente e rappresenti un rifugio che non non può proteggere dalle tensioni esterne e da quelle che si accumulano nei rapporti famigliari e di coppia. Infine, il ciclo dei libri, distrutti, nascosti o abbandonati in patria durante la dittatura; quello dei diari , colmi di frasi che gli emigranti non hanno mai avuto il tempo di scrivere, e quello delle valigie, fardelli leggeri, riempiti in fretta e furia con poche cose indispensabili, ma pesanti di speranze; metafore del desiderio, per chi ha perso tutto, di ricostrurire un proprio bagaglio di ricordi e di sogni. Continua a leggere -
Bambina Spinosa
a cura di Orietta BerlandaCatalogo della mostra personale dell'artista argentina Silvia Levenson.
Centro Arte Contemporanea Cavalese (2001).
Silvia Levenson è un'artista di origine argentina che da vent'anni vive in Italia e insegna a Bolzano nell'ambito del corso specialistico Vetro e Ricerca. Nel spiegare la sua opera Silvia Leveson dice di concentrare la sua ricerca sui rapporti interpersonali, ed è da questa indagine che sono nati i suoi "cicli", dedicati alle tensioni domestiche, ai rapporti di coppia e ai bambini. Ed è proprio il mondo dei bambini ad essere al centro della rassegna cavalesana, mondo che come tutta l'opera dell'artista argentina è attraversato da una forte nota di inquietudine. Bambina Spinosa è un'opera autobiografica che mette in risalto l'innocenza e la bellezza dell'infanzia, con le minacce d'infelicità che purtroppo talvolta sono presenti nella vita dei bambini. Continua a leggere -
Questo è un giorno speciale. Dalla Terra ai Diritti Umani, dalla Pace, alla Memoria... 20 giornate da celebrare insieme
di Rossella Köhler, illustrazioni di Ilaria ZanellatoIl calendario è pieno di giornate da ricordare e celebrare: scopriamole insieme! Dalla Liberazione alla tutela degli oceani, dalle donne e ragazze nella scienza alla lotta alle discriminazioni e al bullismo... Le giornate internazionali e italiane più importanti, raccontate attraverso storie e approfondimenti divulgativi che aiutano a conoscere questi appuntamenti fondamentali. Non solo per stimolare riflessioni, ma soprattutto per agire concretamente e diventare giovani cittadini consapevoli! Continua a leggere
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