I primi tempi di Internet sono stati caratterizzati da ambizioni idealistiche: sarebbe stato uno spazio di straordinaria libertà al di là dei vincoli del denaro o della politica. Ma 25 anni dopo, la situazione è molto diversa.

Rispetto a qualsiasi Paese, le piattaforme di social media come YouTube, Instagram, Twitter e Facebook esercitano un controllo sempre maggiore sul modo in cui accediamo alle informazioni e condividiamo la conoscenza. Regolano e sorvegliano il discorso di milioni di persone e permettono la proliferazione di livelli senza precedenti di disinformazione, incitamento all'odio e violenza. Queste piattaforme favoriscono una polarizzazione sempre maggiore, dagli abusi sessuali online alle campagne di disinformazione che prendono di mira le comunità emarginate e coloro che ne difendono i diritti.

Avidità e speculazione

Una delle cause principali è il modello di business di queste aziende tecnologiche basato sulla pubblicità. Le loro piattaforme sono progettate per gamificare il nostro comportamento, incoraggiare il consumo e garantire che restiamo impegnati il più a lungo possibile. Dando priorità all'attenzione e alla crescita degli utenti, hanno coltivato uno spazio digitale uniforme dominato dal clickbait, dai contenuti di marca e dal comportamento degli influencer. Gli algoritmi gestiscono il dibattito pubblico e spesso amplificano il razzismo, il sessismo, l'abilismo e l'omofobia, creando un'economia dell'attenzione che va contro le comunità emarginate. Le Big Tech stanno trasformando la sfera pubblica digitale in una monocultura digitale e noi dobbiamo opporci a questa omogeneizzazione e mercificazione della sfera pubblica digitale.

Una sfera digitale alternativa

Hivos, organizzazione internazionale per lo sviluppo, lavora per creare una sfera pubblica digitale vibrante e diversificata, dove le persone possano riunirsi per discutere e identificare liberamente i problemi della società e influenzare l'azione politica. Sostiene le persone che immaginano e stimolano alternative giuste e inclusive rispetto allo status quo. Lavorano nella società civile, nel mondo accademico, nei media e nelle arti. Un esempio del nostro lavoro è la Digital Defenders Partnership, che promuove un Internet aperto, libero da minacce all'espressione, alla privacy e ad altri diritti fondamentali. Un altro esempio è il progetto Resource of Open Minds e la sua borsa di studio Digital Earth, che sostiene scrittori di fantascienza, registi, artisti e futuristi che immaginano futuri digitali più umani nei loro documentari, opere d'arte e progetti di ricerca.

Come possiamo contrastare la monocultura digitale?

Nell'ambito di Digital Earth, Hivos ha intervistato sette attivisti, artisti e accademici orientati al futuro. Le interviste coprono un'ampia gamma di argomenti, dal futurismo indigeno all'afro-femminismo, dalla narrazione speculativa alla necessità di un Internet senza fossili. Un tema ricorrente è l'importanza di amplificare il lavoro di attivisti, artisti e registi per raggiungere un vasto pubblico con narrazioni incentrate su futuri digitali umani. La narrazione attraverso il cinema, l'arte e la musica può coinvolgere tutti noi e scuoterci dalla morsa paralizzante di dalla morsa paralizzante di futuri distopici presentati come inevitabili. La narrazione che intreccia una pluralità di voci e conoscenze può rappresentare una sfida formidabile alle narrazioni semplicistiche che si concentrano su pochi privilegiati. Hivos vede opportunità vitali per sostenere i creativi e costruire spazi digitali alternativi e comunità di attivisti che si oppongano alla monocultura digitale. Sono essenziali se vogliamo immaginare e lavorare per un futuro digitale più umano e sostenibile. Le interviste sono state condotte da Arthur Steiner, Digital Specialist di Hivos e da Anna Sejbaek Torp-Pedersen, redattrice di Digital Earth.

La prossima settimana presenteremo il primo artivista futurista.