« Ogni opera d'arte è un crimine non commesso. »

Cruda, avanguardista, reale. Con questa frase il filosofo Adorno accosta due mondi paralleli che si intersecano in un punto: l'Atto.

A pensarci bene entrambi i "prodotti", soggetti protagonisti della sopracitata, altro non sono che la concretizzazione di un atto di ribellione, sebbene di matrice differente, talvolta.

Parafrasando il legame tra Arte e Crimine di cui Adorno si fa portavoce, l'una si dissolve nell’altro quasi a diventarne giustificazione, tuttavia esistono casi, e la storia insegna, in cui l'attrazione tra questi due mondi diventa fatale generando lo scandalo (che a pensarci bene è il principale obiettivo sia dell'Arte che del Crimine).

Se quest'ultimo, poi, riguarda una figura femminile socialmente attiva e dal passato tumultuoso, il tutto si trasforma nella trama di un perfetto e intricato thriller fagocitato dal sistema "mediatico", delizioso rompicapo per chi di dubbio e paura quotidianamente si nutre.

Ana Mendieta, Sweating Blood, 1973, Smithsonian American Art Museum © The Estate of Ana Mendieta Collection LLC

Chi è Ana Mendieta?

Parliamo del caso Mendieta, artista multidisciplinare femminista cubano-americana, la cui improvvisa morte (precipitando dal 34° piano di un appartamento newyorkese nel 1985) è ancora oggi avvolta nel mistero.

Indifferenza, gender della vittima, potere patriarcale... quali sono i motivi per cui a questo caso non è stata data la dovuta importanza?

« Mia moglie è un'artista, e anch'io sono un artista, abbiamo litigato per il fatto che io fossi, eh, più esposto al pubblico di lei. È andata in camera, l'ho seguita, ma poi è caduta dalla finestra. »

Queste le prime parole di Carl Andre, neosposo della Mendieta, al 911 subito dopo l'accaduto. Prima arrestato, poi rilasciato per "ragionevole dubbio" nel 1988.

La figura che emerge dalla sua immediata testimonianza è quella di un soggetto egoriferito all'ennesima potenza, convinto del fatto che la sua "magnificenza" in campo professionale possa scagionarlo da ogni accusa e addirittura diventare movente del suicidio della povera donna. E bisogna dire che, visto l'esito del processo, ci ha visto abbastanza lungo.

All'interno di tutta questa vicenda Ana Mendieta risulta vittima 2 volte.

Donna, migrante, artista donna fuori dagli schemi. Molte, forse troppe, sono le sue "caratteristiche". Dalle umili origini e il travaglio infantile/adolescenziale ha saputo trarre la forza di raccontare e denunciare una piaga ancora viva e fervida nelle radici societarie: la violenza di genere.
Memorabili sono, infatti, le performance artistiche di Ana relative a questa tematica che l'hanno resa simbolo e ispirazione ma anche bersaglio di quella parte della società, sua contemporanea, troppo patriarcale, sessista e conservatrice, per nulla pronta alla rivoluzione artistica urlata in maniera prepotente da una donna sul finire del '900.

Ana Mendieta, alla stregua di Frida Kahlo, è scandalosa, impertinente, scomoda e per questo non merita nemmeno rispetto di fronte alla morte.

il gruppo WHEREISANAMENDIETA protesta contro la mostra di Carl Andre alla Tate Gallery, 2016 © Charlotte Bell

Tuttavia la frenesia che l'ha accompagnata in vita e nella sua arte l'ha resa immortale e meritevole di giustizia, la stessa che ancora oggi viene reclamata a gran voce dal gruppo di protesta WHEREISANAMENDIETA, nato nel 1992 ed attivo ancora oggi.

Non sappiamo e forse non sapremo mai se l'enigma attorno alla storia di Ana Mendieta verrà risolto o resterà tale, ma una cosa è certa... il mito nasce proprio attorno al mistero.

Finché se ne parla, discute, argomenta Ana resterà sempre viva e attiva attraverso la sua Arte in contatto con la Madre Terra da lei tanto contemplata e agognata.