L'artivismo nella letteratura mondiale del XXI secolo #5
In un'epoca in cui l'arte politica e l'attivismo creativo si fondono senza soluzione di continuità, il termine "artivismo" si diffonde tra le pagine della saggistica contemporanea, lasciando un'impronta indelebile nella letteratura mondiale del nostro tempo.
Nel quarto articolo di questa rubrica bibliografica, dedicata alle occorrenze del termine "artivismo" nella produzione letteraria mondiale del XXI secolo, abbiamo presentato "Net art 1994-1998. La vicenda di Äda'web" (2004) di Domenico Quaranta, una lettura fondamentale per comprendere la complessa storia dell'attività artistica nelle comunità virtuali.
Proseguiamo dunque la nostra esplorazione cronistorica dell'artivismo. Il libro della settimana è...
Artivismo. Análisis y caracterización de las prácticas artísticas que colaboran en el desarrollo social de internet.
« Quando le pratiche di net.art svolgono un esercizio di opposizione alle politiche governative, che si tratti di denuncia, critica o azione diretta, si parla di artivismo. L'artista britannico Heath Bunting ha proposto questo neologismo nel 1998, nato dall'unione delle parole arte e attivismo. »
Discussa nel 2005 presso l'Università di Barcellona, "Artivismo. Analisi e caratterizzazione delle pratiche artistiche che collaborano allo sviluppo sociale di Internet" è la tesi di laurea di Ana Urroz Osés, professoressa universitaria di Arti Mediali.
In questa ricerca sull'arte, la politica e la tecnologia, Ana Urroz Osés analizza le produzioni che si articolano mediante l'utilizzo delle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (TIC o ICT, dall'inglese information and communications technology) come manifestazioni artistiche di network art, internet art o net.art, dagli approcci più insurrezionali della creazione artistica al potenziale delle TIC come arma di guerriglia.
Il concetto che definisce l'oggetto scientifico di questa ricerca è l'artivismo, inteso come arte politica che per mezzo di un uso critico delle TIC partecipa, per azione o omissione, alle relazioni della comunità umana interconnessa. L'autrice parte dall'idea che l'arte, intesa come forma di comunicazione utilizzata per trasmettere significati, richiede un mittente, un messaggio, un destinatario, un mezzo e un codice comune. In questo contesto, l'artivismo utilizza la rete come mezzo per partecipare alla vita politica.
Ana Urroz Osés sostiene inoltre che il termine "artivismo", neologismo nato dalla combinazione delle parole arte e attivismo, appare per la prima volta in un articolo del 1998 ("Heath Bunting è in missione" su Irational) firmato da James Flint, alter ego dell'artista britannico Heath Bunting. L'artista qui utilizza il sostantivo "artivista" come sinonimo di "attivista della cultura digitale" sottolineando la difficoltà di qualificare alcune opere che uniscono arte e attivismo nella cultura digitale.
L'obiettivo della ricerca è proprio quello di determinare questi rapporti tra arte, politica e tecnologia dell'arte per definire una tradizione e creare un quadro di riferimento valido. In questo modo l'autrice cerca di distinguere un progetto artistico da un progetto di attivismo politico "extraparlamentare", ovvero, una forma d'arte politica che si contrappone alla politica elettorale o di partito, radicata nella base del movimento sociale.
In conclusione, attraverso i risultati e le dichiarazioni dei principali soggetti coinvolti, artivisti, attivisti e critici della cultura digitale, l'indagine condotta da Ana Urroz Osés resta fondamentale per comprendere una parte significativa delle teorie e delle pratiche di artivismo.
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